IL BERRETTO A SONAGLI di Luigi Pirandello
Ci sono dei classici che,
quando vengono riproposti, prendono una nuova vita. Questo lavoro vuole essere un tentativo di
leggere un classico che non stravolge, ma avvolge. Uno spettacolo che non vuole
reinventare Pirandello, ma solo “metterlo in scena”
‘Il Berretto a Sonagli’ ha
compiuto 100 anni. Un secolo. Intanto, è cambiato il mondo, ma non le
mentalità.
Tutto è permesso, a patto che
si salvino le apparenze e che ognuno possa mostrare il proprio ‘pupo’, come lo
definisce Pirandello. La ossessiva dinamica della contrapposizione tra l'essere
e l'apparire, tra verità e finzione.
Il titolo si riferisce al
berretto portato dal buffone, il copricapo della vergogna ostentato davanti a
tutti.
La trama è semplice: una ricca signora siciliana,
Beatrice Fiorìca è convinta che suo
marito la tradisca con la moglie del loro scrivano Ciampa. Per appurare il
tradimento e far scoppiare lo scandalo, con una scusa, manda lontano Ciampa e,
in sua assenza, tende una trappola al marito. Il giorno dopo Ciampa torna a casa
e trova sua moglie in carcere per adulterio.
Per ristabilire l’ordine
apparente, lo scrivano con una logica inoppugnabile dalla società
dell'apparire, ottiene che si sacrifichi l’unica persona che dice la verità: la
signora Beatrice.
Trionfo della corda civile
che, insieme a quella seria e a quella pazza, come spiega Ciampa, è una delle
tre che alloggiano nella mente umana.
Pirandello, come sempre, è di
una attualità sconcertante. Narratore puntuale del suo tempo, risulta a noi
come precursore, dell’ipocrisia contemporanea; omologati come un gregge ad un’
immagine che di noi ci danno oggi i media e che un secolo fa ci dava “il
paese”. Quella stessa ipocrisia che, oggi come allora, ci induce ad indossare “maschere” che nascondano i veri “volti”.
G. Mariani
Commenti
Posta un commento